IL TUO DOLORE SI PUÒ SCONFIGGERE

Lo so bene che tante volte ti sei sentito dire: “Non c’è più niente da fare!” E so anche che molti ti hanno detto: “Rassegnati. Non migliorerà, sopportarlo e basta!”

Sono anche sicuro che molte volte tutto questo ti ha portato a colpevolizzarti: “Sono io che esagero?… sono io che non mi rassegno?, sono io che non mi accontento mai?”

Talvolta nemmeno finisce qui, si passa dal sospetto, al colpo mortale: “… Ma sarà vero questo dolore? Non te lo starai immaginando?”.

Forse queste frasi le hai anche sentite da qualche medico che hai consultato o dai tuoi parenti e amici.

E alla fine arrivi a chiedertelo perfino tu: “ma non è che sia io il matto?!”.

No, non sei matto, so cosa provi, quello che sto per dirti è assolutamente importante: sono un quindicina d’anni che lavoro col dolore severo, cronico, difficile, ma soprattutto – e questo da quasi il doppio degli anni – che ho a che fare con la sofferenza.

La sofferenza non è la stessa cosa del dolore,

il dolore è già un esperienza complessa: corporea ed affettiva allo stesso tempo, ma la sofferenza lo comprende e lo oltrepassa, la sofferenza è un esperienza dell’animo.

Molte persone con dolore cronico hanno visto crescere giorno per giorno la propria sofferenza, fino a che essa è diventata quasi più importante del dolore.

La sofferenza è ciò che ti divora e a quel punto dire a qualcuno “mi fa male qui” suona così riduttivo, così lontano da quello che ti sta realmente accadendo, sembra quasi ridicolo… ti passa la voglia perfino di ricominciare a raccontarlo.

Nei miei anni di lavoro, di studio e di ricerca mi sono convinto di due cose:

  1. bisogna ascoltare la sofferenza, per avere qualche possibilità di affrontare davvero il dolore delle persone. Ascoltare e credere a chi il dolore ce l’ha
  1. bisogna essere competenti sui meccanismi corporei del dolore. Pur sapendo che non basta, non si può fare a meno di trattare la dimensione più fisica del dolore. L’ESPERIENZA DEL MEDICO IN QUEST’AMBITO FA LA DIFFERENZA!

Questo significa che non ha senso pensare che il dolore si guarisca solo con la mente.

Chi tratta il dolore non può smettere mai di studiare i suoi meccanismi, le sue vie, i suoi mille rivoli neuronali, biochimici, le sue sorprendenti modalità di bilanciamento fra amplificazione e inibizione…

Chi tratta il dolore non può smettere mai di studiare l’effetto dei farmaci, usati da soli o in combinazione, non si stanca di valutare ogni tecnica, farmacologica, chirurgica, neuromodulativa, fisioterapica…

Eppure chi tratta il dolore, o meglio tratta chi soffre di dolore lo sa bene che  non basta prescrivere una pillola, effettuare bene un intervento, fare un bel ciclo di fisioterapia….

GUARIRE DAL DOLORE CRONICO E’ UN PERCORSO, UNO DEI PIU’ COMPLESSI

Non c’è una cura buona per tutti: quello che ha fatto bene a te, potrebbe non andar bene per il tuo vicino di casa.

Non c’è una cura buona tutte le volte: quello che non ha funzionato con te un anno fa, non è detto che non possa funzionare stavolta.

Penso che adesso ti sia chiaro…

LA MIA VITA, LA MIA PASSIONE, IL MIO ORGOGLIO DI UOMO E DI MEDICO SONO DIVENTATI PROPRIO QUESTO:

  • Trovare il percorso giusto per la specifica persona che ho davanti, che mi sta parlando della sua sofferenza, del suo dolore, della sua odissea
  • Accogliere il privilegio che mi accorda rimettendosi di nuovo in gioco, dopo mille fallimenti, dopo mille volte in cui non è stata creduta.

Non voglio vendere fumo: tutti i miei pazienti sono guariti?

No

Ma nessun medico ha guarito tutti i suoi pazienti!!!

Forse nessun medico che si occupa di dolore cronico ha guarito la maggior parte dei propri pazienti.

Non sono un mago, non ho la bacchetta magica.

Ma se avessi voluto un mago l’avresti cercato.

Hai invece cercato un medico esperto di dolore e di dolore cronico

Un medico con queste caratteristiche, sa guardare da un po’ più in alto, o forse sa andare un po’ più a fondo…

Da lì si scorge la sofferenza ed è da lì che bisogna partire.

“Se il percorso inizia sbagliando il punto di partenza… sarà difficile che azzecchi quello di arrivo”.

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