Scrambler Therapy Domenico Russo

SCRAMBLER THERAPY

Un metodo originale per combattere il dolore

Che cos’è la Scrambler Therapy?

Il verbo to scramble in Inglese significa mescolare, ma anche imbrogliare, barare… E’ stato scelto questo nome perché questa terapia cerca di ingannare il sistema di rilevazione del dolore, mescolando delle informazioni artificiali a quelle che arrivano normalmente dalla periferia.

Gli stimoli dolorosi, come tutte le informazioni veicolate dal sistema nervoso, sono tradotti in segnali elettrici.  La Scrambler Therapy non tratta il dolore attraverso il blocco chimico o chirurgico (come avviene nelle terapie farmacologiche o nella chirurgia) ma ne modifica l’informazione elettrica: all’informazione dolore se ne sostituisce un’altra, generata dal dispositivo. La Scrambler Therapy è quindi un originale tipo di elettroanalgesia.

 

Che tipo di effetti produce?

Dal punto di vista clinico è consueto assistere a due tipi di risposta:

  1. Un’analgesia molto rapida: il dolore può essere calmato nel giro di pochi secondi. Questa risposta è però di breve durata: già alla fine della stimolazione tende a regredire e l’effetto permane per poco, solitamente alcune ore, dopo la seduta
  2. Ripetendo quotidianamente la stimolazione si assiste allo sviluppo di un’analgesia progressiva, che si sviluppa lentamente, nell’arco di giorni, contribuendo ad un miglioramento globale del dolore iniziale. Dopo dieci sedute, l’effetto così raggiunto tende a permanere per settimane o mesi

 

Questo tipo di risposta clinica, pur se non ne conosciamo i meccanismi, lascia supporre un innalzamento delle soglie del dolore, con una riduzione dei fenomeni di sensibilizzazione tipici del dolore cronico, si ipotizza, quindi, una neuromodulazione con effetti centrali, anche se somministrata in periferia.

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C’è una differenza con le elettrostimolazioni tradizionali (TENS)?

Anche se, a stretto rigor di termini, si tratta di stimolazioni elettriche transcutanee, la Scrambler Therapy è stata brevettata come diversa dalle TENS perché ne differisce per tipo di stimolazione, modalità di somministrazione, obiettivi e risultati.

Semplificando molto, possiamo dire che le TENS forniscono correnti “tutto o nulla”, “on-off”: si accendono, si mantengono per un certo tempo e poi si spengono. Possono variare di frequenza ed intensità. La Scrambler Therapy fornisce invece correnti non lineari, continuamente variabili, che alternano ogni pochi secondi le 16 forme d’onda utilizzate, che sono studiate per rassomigliare a quella dei potenziali d’azione dei nervi. Le correnti di picco della Scrambler Therapy (5 mA) sono molto più basse di quelle della TENS (30-200 mA) a tutto vantaggio della sicurezza e della tollerabilità. Le differenze più importanti riguardano, però, la durata del singolo impulso e soprattutto il riferimento alla teoria dell’informazione e alla cibernetica. Nella TENS il singolo impulso è sempre inferiore ai 200 microsecondi, ciò per evitare di stimolare le fibre che conducono il dolore e quindi provocarlo; nella Scrambler Therapy, invece, il singolo impulso è intorno ed oltre i 400 microsecondi, permettendo alla stimolazione di interessare proprio le fibre dolorifiche; malgrado ciò la stimolazione sorprendentemente non produce dolore, ma analgesia. Il motivo è collegato proprio alla particolarità della stimolazione che, nell’idea originale degli sviluppatori, non è aspecifica, ma conduce un’informazione che il sistema nocicettivo può riconoscere come propria. Sarebbe proprio quest’informazione il vero principio attivo che induce un nuovo equilibrio in un sistema nocicettivo squilibrato, come nel caso del dolore cronico e neuropatico.

In definitiva, più che soffermarsi sugli aspetti più biochimici e neuronali del dolore, gli sviluppatori della Scrambler Therapy si sono soffermati sul sistema nocicettivo nel suo complesso, avendo come riferimento la cibernetica. La cibernetica è lo studio dei sistemi complessi altamente organizzati, indipendentemente dalla loro natura (biologica, sociale, meccanica…). Questi sistemi possono funzionare e variare continuamente il proprio equilibrio rispetto all’ambiente, grazie ad un costante flusso di informazioni che portano ad un bilanciamento tra inibizione e stimolazione. L’idea di inserire un nuovo flusso di informazioni nel sistema nocicettivo per portarlo ad un nuovo punto di equilibrio è estremamente originale e rende la teoria alla base della Scrambler Therapy un unicum nel panorama della terapia del dolore.

Le evidenze sperimentali a riprova del meccanismo d’azione sono, purtroppo ancora scarse. Bisogna però ammettere che i dati disponibili in letteratura sugli effetti clinici sono molto promettenti e vanno nella direzione di confermare le intuizioni teoriche alla base della terapia.

 

La terapia è dolorosa? Gli elettrodi vengono infissi nella pelle?

Gli elettrodi sono di superficie e vengono appoggiati sulla pelle, non c’è nessun ago da infiggere. Assomigliano a quelli utilizzati per l’elettrocardiogramma. La terapia non provoca assolutamente dolore ed anzi la sensazione che provoca viene spesso definita piacevole.

La Scrambler Therapy ha dimostrato una eccellente tollerabilità, malgrado sia stata usata spesso su pazienti molto fragili e vulnerabili, praticamente non sono mai stati riscontrati effetti avversi, oltre un leggero arrossamento cutaneo reversibile. Si tratta di un elemento da non trascurare, se confrontato con gli altri possibili rimedi per il dolore severo che vanno dalla chirurgia, al posizionamento di sistemi di stimolazione impiantati, all’utilizzo di farmaci attivi sul Sistema Nervoso Centrale come oppiacei, anticonvulsivanti ed antidepressivi.

Un sistema innocuo, facile da somministrare e non invasivo, andrebbe sempre tentato prima di passare ad altre risorse terapeutiche.

 

Quali tipi di dolore possono essere trattati con la Scrambler Therapy?

Proprio perché non sono mai stati descritti effetti indesiderati, la Scrambler Therapy può essere tentata su vari tipi di dolore, in particolare quello cronico, nel quale si assiste a fenomeni di sensibilizzazione centrale, una condizione in cui le risposte agli stimoli dolorosi diventano esagerate per intensità, estensione e durata. Le maggiori esperienze si hanno sul dolore con componente neuropatica, ma anche sul dolore oncologico, su nevralgie trigeminali, lombosciatalgie, cervicalgie, nevralgie post erpetiche, neuropatie diabetiche o da chemioterapici. Tipicamente sono stati trattati dolori cronici che non rispondevano a trattamenti farmacologici o di altro tipo.

Per precauzione, unica controindicazione sono dispositivi elettrici impiantati, come il pace maker cardiaco.

 

E’ possibile predire il successo del trattamento?

Una delle caratteristiche più interessanti della Scrambler Therapy è che l’analgesia compare già dopo pochi secondi dal posizionamento corretto degli elettrodi. La scomparsa, o la riduzione marcata, del dolore nella zona trattata è proprio il segno di una terapia ben condotta e può essere anche utilizzato come un test della possibile risposta al trattamento o della capacità dell’operatore di agire su quello specifico paziente.

Nel nostro centro siamo soliti fare una breve seduta già alla prima visita, perché se non si riesce ad ridurre il dolore sotto stimolazione (analgesia rapida) non si riuscirà a produrre quella prolungata.

Anche se in medicina nulla può essere predetto in termini assoluti, questo significa che, se l’operatore non riesce a produrre analgesia, siamo di fronte ad un buon motivo per non insistere. In pratica se il test fallisce noi sconsigliamo di avviare il paziente al ciclo completo. La prima visita quindi diventa il momento in cui decidiamo se la Scrambler Therapy verrà effettuata o meno sul nostro paziente specifico e in cui escludiamo tutti i pazienti per i quali non prevediamo ragionevoli possibilità di successo. Quindi a differenza di molte altre terapie fisiche, il paziente che certamente non ne avrà beneficio non viene nemmeno avviato alla terapia. E’ ovvio che questo si traduce in un innegabile vantaggio per il paziente che, in caso di mancata risposta, può risparmiare il tempo ed il denaro delle sedute successive, a cui si sarebbe sottoposto senza alcun vantaggio.

Ovviamente in questo modo riusciamo ad escludere i pazienti che sicuramente non rispondono, ma non possiamo prevedere l’entità e la durata del beneficio di quelli che hanno una risposta positiva al test. Del resto questo sarebbe impossibile con qualsiasi terapia.

 

Quanto dura un singolo trattamento?

Un’applicazione dura da mezz’ora ad un’ora. La durata tipica è di quarantacinque minuti.

 

Quanti trattamenti sono necessari per risultati duraturi?

Un ciclo di terapia dura solitamente dieci trattamenti, che vengono effettuati quotidianamente cinque giorni a settimana (in genere dal lunedì al venerdì). Alcuni casi richiedono un numero maggiore di trattamenti, se il beneficio continua a progredire e non è ancora completo.  Il sollievo dal dolore permane dopo il trattamento per un tempo all’inizio breve (di solito qualche ora) e tende a prolungarsi di volta in volta, fino a stabilizzarsi.

In seguito possono essere effettuati nuovi trattamenti all’occorrenza.

I migliori risultati sono stati descritti per il dolore neuropatico monoradicolare, con effetti anche di un anno e comunque solitamente superiori a tre mesi. Nel dolore pluriradicolare ci si attende nella maggior parte dei casi un beneficio da uno a tre mesi.

Nel caso in cui la causa del dolore sia una malattia in progressione (tipicamente nei tumori), si effettua solitamente un ciclo seguito poi da trattamenti al bisogno.

 

Quali tipi di dolore sono più responsivi?

Il dolore che risponde meglio è il dolore neuropatico cronico con danno stabilizzato, con scarsa componente legata a riacutizzazioni dovute a movimento o nuovi stimoli infiammatori. Un caso tipico è il dolore sciatico che permane malgrado un intervento chirurgico ben riuscito. In questa situazione un ciclo di Scrambler Therapy può portare anche a soluzione definitiva. Un altro caso analogo è quello della nevralgia post herpetica.

Una rapida ricaduta, dopo il ciclo di trattamento, può verificarsi in patologie evolutive, o in presenza di cause meccaniche o infiammatorie che continuano a provocare danni al tessuto nervoso. In questi casi, la terapia deve essere ripetuta frequentemente, ogni volta che il dolore si ripresenta.

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ESISTONO STUDI PUBBLICATI IN LETTERATURA?
Esistono ormai decine di studi pubblicati su riviste internazionali, che descrivono gli effetti della Scrambler Therapy su dolore cronico di diversa origine: oncologico, non oncologico, neuropatico e non neuropatico. QUI trovi l’elenco completo delle pubblicazioni.
Anche il dott. Russo ha pubblicato uno studio sperimentale che descrive l’efficacia della Scrambler Therapy sul dolore e sugli altri sintomi correlati al dolore neuropatico:

Russo D, Zoratto F, Tirocchi G, Guarda M. Scrambler therapy in the management of somatosensory signs and symptoms related to neuropathic pain: an exploratory and prospective analysis. Acta Biomed. 2018 Jun 7;89(2):180-185