QUANDO IL DOLORE DIVENTA CRONICO

Il dolore nasce – diciamo così – per essere acuto: serve a dare l’allarme quando qualcosa ci danneggia o potrebbe farlo.

Proprio per questo il dolore dovrebbe scomparire quando lo stimolo pericoloso cessa o la lesione che lo ha causato normalmente guarisce. In pratica ci si aspetta che accada entro circa 3-6 mesi.

Purtroppo questo non sempre accade ed in questo caso il dolore viene detto “cronico”, una condizione che affligge circa il 20 % della popolazione è affetta.

In realtà questa definizione di dolore cronico, lascia molto insoddisfatti: qual è infatti “il tempo normale di guarigione” oltre al quale si dovrebbe parlare di dolore cronico? Non è lo stesso per tutte le lesioni o in presenza di età, malattie, condizioni diverse…

Anche il criterio temporale di 3-6 mesi risulta essere largamente insoddisfacente. Malgrado ciò, il fatto di non poter parlare di dolore cronico, prima di 3 mesi resta una delle poche cose su cui tutti gli studiosi concordano.

Un’altra caratteristica del dolore cronico è la sua evidente inutilità: il dolore acuto ci aiuta a sopravvivere, il dolore cronico ci rovina l’esistenza e sembra essere totalmente senza scopo!

Nel dolore cronico le soglie del dolore a cui siamo abituati sembrano essere saltate: stimoli innocui diventano dolorosi (allodinia) e stimoli lievemente dolorosi causano dolori lancinanti (iperalgesia).

In realtà in soggetti con dolore cronico, il sistema nocicettivo (la parte del Sistema Nervoso dedicata a rilevare il dolore) risulta alterato: cambia il modo in cui reagisce e cambia perfino la propria struttura anatomica. Anche alcune componenti non neuronali come il sistema immunitario e cellule della glia risultano alterate.

Quello che emerge, in parole semplici, è uno stato di ipereccitabilità del sistema nocicettivo (sensibilizzazione), variamente distribuito fra il centro e la periferia, una situazione in cui il nostro sistema di allarme sembra essere sempre pronto a scattare, anche in presenza di motivi insufficienti o addirittura inesistenti!

Il trattamento del dolore cronico è difficile e richiede molta esperienza, dovrebbe sempre seguire più strategie: i farmaci sono di aiuto ma le dimensioni fisioterapiche e psicoterapiche dovrebbero sempre essere tenute in grande considerazione. La strategia globale sotto un’unica regia è fondamentale per evitare numerosi e dispendiosi interventi, senza un filo conduttore: è una delle nostre principali attenzioni.

La Scrambler Therapy può essere molto utile, all’interno di un percorso globale e la impieghiamo da anni con ottimi risultati.

 

 

Classification of chronic pain. Descriptions of chronic pain syndromes and definitions of pain terms. Prepared by the International Association for the Study of Pain, Subcommittee on Taxonomy. Pain Suppl 1986;3: S1–226.

 

RD Treede, W Rief, A Barke et AL. A classification of chronic pain for ICD-11. PAIN 156 (2015) 1003–1007

OA Steingrımsdottir, T Landmark, GJ Macfarlane et AL. Defining chronic pain in epidemiological studies: a systematic review and meta-analysis. PAIN 158 (2017) 2092–2107

KA Mifflin, BJ Kerr. The transition from acute to chronic pain: understanding how different biological systems interact. J Can Anesth (2014) 61:112–122

 

N Majithia, TJ Smith, PJ Coyne et AL. Scrambler Therapy for the management of chronic pain. Support Care Cancer 2016 Jun;24(6):2807-14

VUOI PRENOTARE LA TUA VISITA?